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- Editoriale
- SwiSCI individua le caratteristiche del dolore e propone nuovi approcci terapeutici
- Curare i dolori - offerta terapeutica presso il Centro per la medicina del dolore di Nottwil
- “Stiamo creando un profilo sensoriale per sviluppare terapie personalizzate.” Intervista a Nanna Finnerup – Direttrice del Centro per la ricerca sul dolore di Aarhus
Cara lettrice, Caro lettore
“Mi sento come se avessi costantemente un cactus piantato nella schiena”. I dolori si presentano sotto forme diverse e rappresentano una problematica particolarmente diffusa nel mondo. Quando i dolori diventano cronici, possono pregiudicare considerevolmente anche la qualità di vita. Spesso infatti a soffrire non sono solo il corpo e lo spirito; anche i rapporti con familiari e amici, le attività quotidiane e le prestazioni sul lavoro ne risentono.
Le persone con lesione midollare sono particolarmente a rischio di sviluppare dolori cronici. Circa due terzi di esse soffrono di un qualche tipo di dolore: sono soprattutto i dolori ai nervi, chiamati dolori neuropatici, ad avere ripercussioni gravi sulla qualità di vita.
Storicamente, il dolore ai nervi che sopravviene in seguito a una lesione spinale è rimasto a lungo un mistero: i medici non riuscivano infatti a capire il motivo per cui una persona con una lesione midollare lamentava dolore in una regione del corpo dove la sensazione era completamente scomparsa. Per fortuna oggi capiamo molto meglio i meccanismi del dolore ai nervi, in particolare grazie alla ricerca nel campo delle neuroscienze e della fisiologia del dolore.
In questo senso, lo studio “Spinal and Supraspinal Pain Control” condotto dall’Ospedale universitario di Balgrist è un ulteriore tassello per migliorare le opzioni di trattamento. Infatti, malgrado i progressi della medicina moderna, in molti casi l'équipe curante non riesce ancora a offrire terapie in grado di ridurre il dolore in modo sostanziale.
Nella presente newsletter desideriamo illustrarvi le nuove scoperte fatte da SwiSCI nella ricerca sul dolore e l’offerta terapeutica fornita ai pazienti dal Centro per la medicina del dolore di Nottwil al fine di migliorare la loro qualità di vita.
A nome di tutti i partner SwiSCI vi auguriamo delle festività colme di gioia e soprattutto prive di dolore!
Jan Rosner
Associato di ricerca, Centro per la paraplegia, Ospedale universitario Balgrist, e Vice Medico Senior, Dipartimento di Neurologia dell'Università, Inselspital di Berna
Gunther Landmann
Responsabile di Neurologia, Centro per la medicina del dolore di Nottwil
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In futuro la terapia del dolore sarà sempre più personalizzata. Per questo è importante conoscere nel dettaglio i meccanismi del dolore e la sua percezione nel cervello. Uno studio condotto nell'ambito di SwiSCI dal Centro per paraplegici dell’Ospedale universitario di Balgrist sembra fornire ulteriori tasselli nella ricerca sul dolore. Le sue scoperte riguardo all'estensione del dolore e all'elaborazione del dolore contribuiscono a una migliore caratterizzazione del dolore e potrebbero aiutare nello sviluppo di terapie più adeguate.
Estensione del dolore
Durante gli esami clinici alle persone con dolore cronico viene solitamente chiesto di valutarne l’intensità su una scala da 1 a 10. In questo contesto spesso non viene richiesto di indicare l'estensione del dolore, ad esempio nella parte inferiore della gamba sinistra, oppure in entrambe le gambe o ancora sotto forma di dolori circolari all’addome.
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Nel 1998 Guido A. Zäch ha fondato il Centro per la medicina del dolore presso il Centro svizzero per paraplegici di Nottwil. Sia le persone con paralisi spinale che individui con dolore cronico possono essere trattati presso il Centro. Oggi è una delle principali istituzioni per il trattamento del dolore in Europa.
ll Centro per la medicina del dolore riunisce undici discipline specialistiche, perché "il dolore cronico deve essere trattato su più fronti contemporaneamente", afferma il responsabile della neuorologia Gunther Landmann, tenendo conto che le persone colpite non soffrono solo di sintomi puramente fisici. Il dolore infatti mette a dura prova anche l’umore, sconvolge la vita familiare e sociale e ha un impatto sul mantenimento del posto di lavoro. Per questo motivo, diversi esperti come anestesisti, neurologi, psicologi, fisioterapisti e assistenti sociali lavorano fianco a fianco al Centro per la medicina del dolore.
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Intervista a Nanna Finnerup – Direttrice del Centro per la ricerca sul dolore di Aarhus (Danimarca)
Prof. Finnerup, quali sono gli ambiti su cui si concentra ora la sua ricerca?
Il nostro obiettivo è sviluppare terapie personalizzate. A questo scopo raggruppiamo i pazienti affetti da dolore, per quanto possibile, in base a determinate caratteristiche, come ad esempio intensità ed estensione del dolore e disturbi sensoriali. Per ogni gruppo, possiamo poi indagare a quali terapie le persone rispondono bene e quali terapie sono invece meno adatte.
Un’altra area di ricerca è l’identificazione di biomarcatori, per esempio l’eccitabilità dei nervi. In questo modo speriamo di ottenere una migliore comprensione dell’effetto dei diversi farmaci analgesici. Stiamo anche studiando il dolore dopo la chemioterapia, il diabete e le lesioni del midollo spinale per poter sviluppare terapie migliori.
Quali sono attualmente le maggiori sfide nella ricerca sul dolore?
Abbiamo imparato molto sui meccanismi del dolore acuto e cronico, ma mancano ancora terapie efficaci. Per alcune persone è purtroppo impossibile liberarsi completamente dal dolore. C’è, tuttavia, la possibilità di alleviare il dolore e di migliorare la gestione dello stesso. Grazie a queste misure, i pazienti possono sviluppare poi anche le proprie strategie per affrontarlo. Lo scambio con altri pazienti o l’uso della medicina alternativa può essere utile in questo processo.
Qual è la sua visione futura per la ricerca sul dolore dopo una lesione del midollo spinale?
La nostra visione è quella di essere in grado di trattare il dolore prima e in modo più specifico, così da evitare che diventi cronico. Si tratta di un passo molto importante che avrebbe un impatto sulla qualità della vita di molte persone. Per avvicinarci il più rapidamente possibile a questo obiettivo, è fondamentale la collaborazione del maggior numero possibile di istituti di ricerca nell’ambito degli studi clinici. Questo approccio si è già dimostrato efficace nel caso di lesioni e malattie piuttosto rare.
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- Braunwalder C, Müller R, Kunz S, Tough H, Landmann G, Fekete C: Psychosocial resources and chronic pain in individuals with spinal cord injury: evidence from the second Swiss national community survey. Submitted for publication.
- Brinkhof MWG, Al-Khodairy A, Eriks-Hoogland I, Fekete C, Hinrichs T, Hund-Georgiadis M, Meier S, Scheel-Sailer A, Schubert M, Reinhardt JD: Health conditions in people with spinal cord injury: Contemporary evidence from a population-based community survey in Switzerland, Journal of Rehabilitation Medicine, 2016 Feb;48(2):197-209.
- Müller R, Brinkhof MW, Arnet U, Hinrichs T, Landmann G, Jordan X, Béchir M: Prevalence and associated factors of pain in the Swiss spinal cord injury population. Spinal Cord. 2016 Nov 15.
- Müller R, Gertz KJ, Molton IR, Terrill AL, Bombardier CH, Ehde DM, Jensen MP: Effects of a Tailored Positive Psychology Intervention on Well-Being and Pain in Individuals With Chronic Pain and a Physical Disability: A Feasibility Trial. Clin J Pain. 2016 Jan;32(1):32-44.
- Müller R, Landmann G, Béchir M, Hinrichs T, Arnet U, Jordan X, Brinkhof M, for the SwiSCI Study Group: Chronic pain, depression and quality of life in individuals with spinal cord injury: Mediating role of participation. J Rehabil Med 2017; 49: 489–496.
- Rosner J, Lütolf R, Hostettler P, Villiger M, Clijsen R, Hohenauer E, Barbero M, Curt A, Hubli M: Assessment of Neuropathic Pain after Spinal Cord Injury using Quantitative Pain Drawings, submitted to Spinal Cord, 2020.
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